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Via Romea - Storia ed evoluzione degli strumenti a fiato
Squilli di tromba e rulli di tamburi



Il tema della serata legato allo sviluppo della musica profana è stato la nascita e lo sviluppo degli strumenti a fiato: supporti visivi e musicali hanno aiutato l’uditorio a comprendere meglio gli argomenti illustrati.

 

Flauti e trombette, insieme a vari strumenti a percussione, erano diffusi sin dalla antichità; in epoca medioevale, nell’area della musica profana, i fiati acquisiscono maggiore importanza: non si parla ancora di musicisti professionisti ma più genericamente di intrattenitori che spesso sono anche mimi, ballerini, giullari, e che si spostano di paese in paese contribuendo a diffondere notizie e costumi.

 

Nel XII secolo il musicista cessa di essere girovago quando vengono richieste le prime forme di intrattenimento stabile ed esclusivo a servizio presso una corte e tale attività viene pagata. Uno dei personaggi più rappresentativi è Raimbaud de Vacqueyras, trovatore provenzale che lavorò per anni anche alla corte del Monferrato.

 

Le composizioni sono orientate alla danza e sono eseguite da più musicisti che suonano in gruppo; una delle forme più antiche del genere è l’ “estampie”, cioè una lirica cantata e accompagnata da uno strumento, della quale però rimangono poche forme scritte con ancor meno annotazioni musicali.

 

Per quanto riguarda gli strumenti musicali a fiato non esistono molti reperti medioevali originali e funzionanti: si possono conoscere grazie alle rappresentazioni pittoriche e alle annotazioni sui testi pervenuti; purtroppo è difficile ricostruirne il timbro e il funzionamento. Si dividevano in Alti (Haut) e Bassi (Bas): i primi, destinati alle esecuzioni all’aperto, sono i progenitori degli strumenti da banda (es: bombarde e trombe), i secondi invece avevano un suono più delicato ed erano destinati ad essere suonati al chiuso.

 

Durante il Rinascimento si diffondo flauti (dritti, traversi), strumenti con bocchino a tazza (cornetto, tromba, sackbut), ad ancia doppia (rauschpfeife, bombarda, dulciana) e ad ancia incapsulata (cromorno, schryari).

 

Alcune curiosità hanno colpito i presenti.

La prima è legata alla nascita della stereofonia, concetto noto già ai compositori rinascimentali (tra i quali Adrian Willaert) che nel XVI secolo sfruttavano le caratteristiche acustiche e il riverbero naturale di alcuni edifici sacri per l’esecuzione di composizioni polifoniche. La basilica di San Marco a Venezia era uno di tali luoghi e lo scranno del doge era posizionato proprio nel punto di miglior ascolto.

 

In campo militare l’uso degli strumenti a fiato era diffuso sia per la comunicazione di segnalazioni che per regolare il passo id marcia; la funzione dei musicisti era così importante che un documento inglese, il “British Regulations” di Ralph Smith, nel XVI secolo sottolineava la necessità che restassero segreti.

Gli strumenti a fiato erano anche usati dalle sentinelle di guardia sulle mura delle città per eseguire i segnali acustici identificativi dei vari allarmi, ma col tempo da semplici segnalatori si trasformano in esecutori musicali.

 

Quindi, citando un brano della “Via dei Romei” di Ambrogio Sparagna, l’invito per tutti è: “E che suonino trombe e tamburi!”.





Germana Vinelli

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