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Numero: 09/2015

Candia Canavese (TO) - Il lago

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In Questo Numero:

6 Novembre: L'Oro del Ghiacciaio: Le aurifodine di Mazzè (Rassegna: Via Romea Canavesana Extra Moenia)

20 Novembre: Introibo ad altare Dei: il rito antico della Messa dal Beato Varmondo ai nostri giorni (Rassegna: Res Cottidianae et Clarae Personae)

27 Novembre: Presentazione Libro "Mazzè, porta del Canavese" (Organizzato dall'associazione Mattiaca)

Articolo: La Panissa e i falò aspettando il solstizio d'estate

Articolo: Giacomino da Ivrea: pittore canavesano del Quattrocento

Articolo: Filippo d'Agliè: Il favorito di Madama Reale

Articolo: Sulla morena frontale tra Mazzè e Villareggia

Storia in Soffitta: La crocifissione di Aimo Volpi

 

L'Oro del Ghiacciaio: Le aurifodine di Mazzè

San Giorgio Canavese (frazione di Cortereggio - Via Lusigliè n° 3) venerdì, 6 novembre 2015 ore 21:00

 

In Canavese si è sempre tratto oro dai fiumi setacciando le sabbie depositate dalla corrente nelle lanche più tranquille.
Già in antico Strabone, un erudito greco contemporaneo di Cristo, scriveva che i Salassi, la popolazione che allora abitava queste terre, scambiavano oro con i prodotti offerti dei Celti e dei Greci.

La massima raccolta non avveniva sulla Dora Baltea come parrebbe indicare il nome, ma sull’Orco detto popolarmente “Eva d’or”, capriccioso torrente che attraversa la pianura canavesana da ovest ad est sino confluire nel Po.

Esistevano però anche due siti dove il materiale aurifero non veniva tratto setacciando le sabbie, ma raccolto lavando le ghiaie alluvionali depositate dai ghiacciai nel corso della formazione delle morene dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.

[Relatore: Livio BARENGO]

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Introibo ad altare Dei: il rito antico della Messa dal Beato Varmondo ai nostri giorni

Romano Canavese (oratorio Parrocchiale) venerdì, 20 novembre 2015 alle ore 21:00

 

Cosa può trasmetterci oggi un rito che affonda le sue radici nei primi secoli del cristianesimo, trova la sua fioritura nel Medioevo ed è oggi recuperato in molte parti del mondo, ma soprattutto scoperto e promosso da molti giovani?


Scopo del rito è quello di aiutare i fedeli ad incontrare Dio e questo è realizzato attraverso simboli, gesti e parole che  hanno l’obiettivo di far entrare il credente nel Mistero di Dio e far sì che questo Mistero contagi la vita del cristiano.


Rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio è questo quanto, da secoli, si propone di fare la liturgia cristiana.

Il rito antico della Messa vuole strapparci al mondo profano e immergerci di colpo nel Mistero e aprirci alla Trascendenza: “Introibo ad altare Dei”. In esso vengono sospese le categorie dello spazio e del tempo e si è trasportati ai piedi della Croce di Gesù sul Calvario. Scopriremo, tra l’altro, attraverso la ricca simbologia di questo rito, che il sacerdote celebra su di un altare che è rialzato rispetto al piano dei fedeli, perché esso deve rappresentare la collina del Calvario e che i fedeli sono più in basso, in quanto impersonano Maria e san Giovanni ai piedi della Croce. Approfondiremo il tema dell’orientamento (= guardare verso Oriente) nella preghiera: il sacerdote è rivolto verso la Croce perché conduce a Cristo il gregge e dal Salvatore fa discendere al popolo la grazia divina.


[Relatore: Don Raffaele ROFFINO]

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Presentazione Libro "Mazzè, porta del Canavese"

Mazzè (Piazza della Repubblica n°2) venerdì, 27 novembre 2015 alle ore 21:00

 

L'Associazione Mattiaca è lieta di presentare il libro: " Mazzè, porta del Canavese " ultimo lavoro letterario del proprio presidente Livio Barengo.

Il saggio tratta sostanzialmente della storia di Mazzè vista non a livello locale, ma nell'ambito dei potentati di cui il paese  ha fatto parte nel corso dei secoli a partire dall'epoca Salassa sino a giungere alla seconda guerra mondiale.

Un opera composta da 13 capitoli di testo e  da quattro capitoli fuori testo dove si parlerà di: aurifodine, delle chiese del capoluogo, delle frazioni e di Facino Cane con Giorgio Valperga.

Il testo sarà corredato dai disegni realizzati da Anna Actis Caporale che rappresentano le evenienze più importanti del Comune canavesano e dalle fotografie dei reperti  ritrovati nel corso degli anni.

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La Panissa e i falò aspettando il solstizio d'estate

Articolo: Via Romea, Livorno Ferraris - Autrice Germana Vinelli

 

Il solstizio d’estate ha segnato la conclusione delle attività di VRC prima della pausa estiva.
La giornata, articolata in più parti, ha offerto spunti per tutti i “gusti”: durante il pomeriggio, un folto gruppo di indomiti camminatori ha sfidato il caldo torrido ed è partito da Bianzè per raggiungere la tenuta Colombara per godere insieme ad altri appassionati di cultura di un incontro molto particolare; in serata la Pro Loco di Livorno Ferraris ha rifocillato i convenuti con una cena a base di ottima panissa e allietato il dopo cena con la spettacolare accensione del falò in cortile.

Nel tardo pomeriggio VRC ha avuto il piacere di ospitare nella caratteristica cornice della cascina Colombara un incontro sul tema del simbolismo cosmico dei solstizi presso i popoli antichi. Silvia Motta, dell’I.N.A.F (Istituto Nazionale di Astrofisica) – Osservatorio Astronomico di Brera, ci ha parlato del solstizio d’estate sia da un punto di vista astronomico che archeo-astronomico.

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Giacomino da Ivrea: pittore canavesano del Quattrocento

Articolo: Via Romea, Ivrea - Autrice Germana Vinelli

 

Carlo Naldi, dopo essere stato professore del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino, dal 2010 tiene corsi sul Romanico e Gotico in Piemonte presso varie sedi dell’UNI3.


Nella chiesa di San Bernardino a Ivrea il 27 Settembre scorso, all’ombra del ciclo pittorico di Martino Spanzotti, ha ripercorso la vita e le vicende del pittore canavesano Giacomino da Ivrea, attraverso le immagini delle sue opere sparse tra Canavese e Valle d’Aosta.


Sappiamo relativamente poco delle vicende personali di questo artigiano della pittura: nacque forse a Bollengo nel primo decennio del 1400 e seguì i primi studi nel Capitolo della cattedrale di Ivrea.
Lavorò molto, ricevendo commesse da nobili e borghesi della zona e ciò gli consentì di condurre una vita agiata (il catasto di Ivrea registra molti suoi beni).
La sua figura si inserisce in una epoca storica, l’inizio del Quattrocento, in cui il territorio Canavesano toccato da guerre e lontano dalle corti non era l’ambiente più favorevole per lo sviluppo dell’arte. Quasi sicuramente subì l’influenza (diretta o per contatti con le rispettive maestranze) di due pittori forestieri che operavano in zona nello stesso periodo: Aimone Duce di Pavia, legato alle corti dei principi, e Domenico della Marca di Ancona, legato alla curia; da loro apprese il gusto per le decorazioni.

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Filippo d'Agliè: Il favorito di Madama Reale

Articolo: Via Romea, Romano Canavese - Autrice Germana Vinelli

 

Tra i personaggi semi-dimenticati del Canavese, Filippo di Agliè è sicuramente uno dei più importanti: oggi lo si vede come maschera in costume del carnevale di Agliè ma è stato uno dei principali attori delle vicende politiche piemontesi del Seicento, oltre che noto coreografo e protagonista di una delle storie d’amore più romantiche del secolo.
Ce ne ha parlato Cristina Venturino, giovane socia di Via Romea Canavesana che grazie alla sua curiosità e alla sua passione per la danza ha approfondito alcuni aspetti meno noti di questo personaggio.

Il giovane Filippo, nato all’inizio del Seicento da una delle più importanti famiglie nobili piemontesi (i San Martino), era un giovane dallo spirito vivace: dopo che nel 1623 fu coinvolto in un duello, fu mandato a Roma presso uno zio cardinale e mecenate. Di ritorno a Torino nel 1627 partecipò alle attività della Accademia dei Solinghi con lo pseudonimo Fililindo il Costante e dimostrò la propria predisposizione alle arti curando numerosi balletti e rappresentazioni per la corte: si ricordano il “Tabacco”, “Il Gridelino” e “Gli abitatori de monti”. Abbiamo una testimonianza diretta delle sue coreografie e dei suoi costumi grazie ad alcune miniature del contemporaneo Tomaso Borgonio conservate nella Biblioteca Reale di Torino.

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Sulla morena frontale tra Mazzè e Villareggia

Articolo: Via Romea, Mazzè Villareggia  - Autrice Germana Vinelli

 

Domenica 11 settembre e’ stata organizzata una passeggiata da Mazze’ e Villareggia, voluta dalle associazioni Via Romea Canavesana e Compagnia dell’Armanac.

 

Hanno partecipato una quarantina di persone, di cui 4 giovani ciclisti.

 

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La crocifissione di Aimo Volpi

Storia in soffitta: piccolo gioiello d’arte a Livorno Ferraris - Autrice Elena Furini

Un’espressione che ispira devozione e rispetto è quella del volto del Cristo della tavola quattrocentesca attribuita ad Aimo Volpi.

Un volto ritornato all’antico splendore, riaffiorato a seguito di un intervento di restauro che ha portato alla luce un intero capolavoro del tardo rinascimento piemontese. La tavola, raffigurate Cristo sulla croce, si trova a Livorno Ferraris e nel maggio del 2008 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Livorno Ferraris era stato presentato il restauro. E’ proprio in questa chiesa livornese che la tavola della Crocifissione era stata custodita per tanti anni, con un aspetto completamente stravolto rispetto all’originale. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quello che in realtà era il vero valore dell’opera. I lavori di restauro sono stati affidati dal Comune di Livorno Ferraris alla ditta Nicola Restauri di Aramengo. Un laboratorio fondato da Guido Nicola e dove, oltre ai dipendenti, lavora tutta la sua famiglia.

La passione per questo lavoro è stata condivisa con Guido Nicola prima dalla moglie Maria Rosa Borri e col tempo anche dai figli Gian Luigi e Maria Rosa e dai loro rispettivi consorti. Il laboratorio è specializzato in molti settori, conosciuto e punto di riferimento per collezionisti, enti pubblici e privati, italiani e stranieri, per il recupero di capolavori d’arte di ogni tempo. Il laboratorio ha lavorato a restauri e recuperi in tutto il Piemonte. Lavori eseguiti non solo su affreschi, tele e pitture; ma anche su statue e sculture custodite in diversi luoghi: dal Sant’Andrea di Vercelli al Santuario di Crea, dal duomo di Asti al San Gaudenzio di Novara, o, ancora, al Monte dei Cappuccini di Torino e tanti altri, compresa la cattedrale di Sant’Orso in Valle D’Aosta. Il restauro pittorico ha permesso all’opera di essere rinnovata e pulita e, grazie alla riflettografia ad infrarossi, è stato recuperato il disegno preparatorio dell’autore.

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