Storia in soffitta

Fra Dolcino
Una vicenda biellese del '300

Lascia un commento approfondimento di: Giuseppe Avataneo



Le notizie storiche sulla figura di Dolcino sono scarse ed incerte, inoltre poco obiettive in quanto prevalentemente provenienti da fonti di parte avversa.


Dolcino da Novara o Fra Dolcino, (come venne comunemente chiamato nella storiografia ottocentesca) pare sia nato nel Novarese, alcune fonti citano Prato  Serra nel 1250 circa.
Il suo vero nome era Davide Tornielli e nel 1291 entrò a far parte del movimento degli “Apostolici”, fondato da Gherardo Segalelli verso il 1260, (da qui pare sia nata la definizione di “frate”, anche se non risulta che abbia mai preso i voti, bensì dalla definizione di fratello nell’ambito del movimento).


Gli Apostolici, già dichiarati eretici da Papa Onorio IV nel 1286, vennero definitivamente repressi dalla Chiesa ed il Sagalelli arso sul rogo il 18 luglio 1300.


Va detto che la setta degli Apostolici  rientrava  nei movimenti “pauperistici e millenaristici” che fiorirono in quel periodo, essi professavano il digiuno e la preghiera, lavorando o chiedendo la carità; non praticavano il celibato e si attenevano scrupolosamente alle Sacre Scritture. Professavano il diritto dei laici a predicare e l’imminenza del Castigo Divino a causa della corruzione dei costumi ecclesiastici e la necessità che la Chiesa si spogliasse di tutti i suoi beni.  Inoltre profetizzavano la prossima scomparsa del Papa.


Quest’ultimo punto in particolare scatenò le ire della Chiesa di Roma e Dolcino, che aveva preso il posto del Segalelli, con i suoi seguaci, furono accusati delle peggiori nefandezze, quali rapine, depredazioni, degenerazioni sessuali ed omicidi di prelati. (Si diceva addirittura che essi assalissero i sacerdoti più grassi al grido di: PENITENZIAGITE).(1)


Dolcino allora si spostò a predicare nella zona del Lago di Garda e nei dintorni di Trento, dove incontrò la giovane Margherita Boninsegna, che divenne la sua compagna nella vita e nella predicazione.


Sotto la sua guida carismatica il numero dei seguaci, che da quel momento furono conosciuti col nome di Dolciniani o di Gazzari, crebbe costantemente (sembra che, nel momento di maggior consenso si raggiunsero le 5000 unità) e trovarono fertile terreno di predicazione tra Vercellese e Valsesia dove, a causa delle dure condizioni di vita dei valligiani, le loro promesse di riscatto vennero accolte positivamente.


Dolcino maturò allora l’idea di occupare militarmente la Valsesia, al fine di fondare una comunità che vivesse secondo i canoni della sua predicazione e si stanziò nella località chiamata Parete Calva, situata presso Rassa. (2)


Da qui, il 10 marzo 1306, Dolcino ed i suoi seguaci, anche a causa dell’abbandono di Matteo Visconti che inizialmente aveva promesso loro sostegno, si concentrarono sul Monte Rubello, sulle alture di Trivero, nella vana attesa dell’avverarsi delle profezie proclamate dallo stesso Dolcino.


Nello stesso anno, con il beneplacito del nuovo Papa Clemente IV, il vescovo di Vercelli Raniero (o Rainero) degli Avogadro bandì una crociata contro Dolcino.

Per difendersi i dolciniani fortificarono il monte Rubello, ma il rigido inverno li obbligò a compiere scorribande e razzie nelle campagne della Valsesia e del Biellese, che gli alienò l’iniziale appoggio della popolazione; per contro i vescovili potenziarono i loro effettivi assoldando un contingente di balestrieri genovesi.


Dopo aver isolato e circondato Dolcino ed i suoi le truppe di Raniero, la Settimana Santa del 1307, riuscirono a penetrare nel fortilizio dove ancora resistevano gli ultimi superstiti che, secondo cronache successive, per sopravvivere si erano cibati anche dei compagni morti.
Tutti i dolciniani, ad eccezione di Dolcino, Longino (3) e Margherita, vennero immediatamente passati per le armi.


Dolcino fu processato a Vercelli e condannato a morte. L’Anonimo Fiorentino, uno dei primi commentatori della Divina Commedia, riferisce che egli rifiutò di pentirsi ed annunciò la sua resurrezione entro tre giorni.
Margherita e Longino furono arsi vivi sulle rive del torrente Cervo (4), mentre per Dolcino si volle procedere ad una esecuzione pubblica esemplare. Egli fu condotto su di un carro attraverso la città di Vercelli, mentre veniva torturato con tenaglie roventi; gli furono anche strappati il naso ed il pene, ma egli sopportò tutti i tormenti  senza gridare né lamentarsi. Infine fu issato sul rogo ed arso vivo.


Da rimarcare che Dante ricorda Dolcino nella Divina Commedia, Inferno canto XXVIII,55-60:


<< Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi,
tu che forse vedra’il sole in breve,
s’ello non vuol qui tosto seguitarmi,
sì di vivanda,che stretta di neve
non rechi la vittoria al Noarese,
ch’altrimenti acquistar non saria lieve.>>


La figura di Dolcino, vista come precursore del Socialismo italiano, acquistò grande valore simbolico già in occasione del 600mo anniversario della sua morte con l’apposizione di una targa a Vercelli e con l’erezione , sul monte Rubello di un obelisco. Abbattuto dai fascisti nel 1927 venne sostituito da un cippo nel 1974.


Nel 1977 Dario Fo e Franca Rame ricordarono la figura di Dolcino nella “Giullarata di Bonifacio VIII”, nella commedia “Mistero Buffo”.


Infine varie manifestazioni in suo ricordo furono poste in essere in occasione del 700mo anniversario della morte.

 

NOTE:
(1):Ricordate nel celebre film “Il nome della rosa” (1986) che la stessa  parola viene più volte ripetuta da Salvatore  (l’aiutante del cellario Remigio da Varagine), entrambi processati e bruciati sul rogo per il loro trascorso di dolciniani.
(2): In Walser Ratza.Paesino montano in prov di Vercelli,posto alla confluenza dei torrenti Gronda e   Sorba, alt:917 m.s.l.m.
(3):Longino da Bergamo, luogotenente di Dolcino
(4): Si dice nel luogo ove la tradizione identifica ancora un isolotto detto appunto: ”di Margherita”

 

BIBLIOGRAFIA:
- https//it.wikipedia.org/wiki/Fra-Dolcino
- R.GREMMO: Il tesoro di Fra dolcino (Una tradizione popolare Biellese e Valsesiana) – Biella 1995
- R.GREMMO: Fra Dolcino e S.Dolcito (L’enigma dell’eretico ed il mistero delle reliquie) – Biella 2007

 


 




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