Storia in soffitta

Sant'Onorato di Vercelli
Un uomo di pace in un'epoca tormentata

Lascia un commento approfondimento di: Giuseppe Avataneo



Se chiediamo ad un torinese, o ad un astigiano, o ad un cuneese di ricordare il nome di eminenti figure religiose piemontesi, sicuramente tutti citeranno Don Bosco; qualcuno potrebbe anche nominare il Cafasso; ma non credo che molti ricorderebbero Domenico Savio, o il Cottolengo. Un vercellese probabilmente nominerebbe S. Eusebio…ma la cosa si fermerebbe lì.

 

Invece, proprio dalla terra vercellese provengono molte figure che hanno trovato gloria in tempi passati, anche se ora stentano ad essere ricordate.

 

Alcuni di loro li abbiamo segnalati noi proprio da queste pagine:

  • Il Card. Guala Bicchieri: che non fu santo, ma figura di spicco, ricordato in Inghilterra come                          

                                                        Propugnatore della Magna Charta

  • Beate Emilia e Beatrice Bicchieri: pronipoti del citato cardinale e fondatrici di conventi
  • Venerabile Giovanni Gersen: frate benedettino autore della “De Imitatione Christi”
  • Sant’Ignazio da Santhià: frate al Convento del Monte dei Cappuccini di Torino

 

Spulciando nel calendario dei Santi mi sono imbattuto in un altro nome di assurto agli onori degli altari e poiché non so dire quanto esso sia noto e venerato  ho pensato di riportare su queste pagine anche la sua storia; mal che vada servirà per coloro, come me, a cui era totalmente sconosciuto.

E’ il terzo vescovo della diocesi di Vercelli, dopo il suo fondatore Eusebio e il successore Limenio (1); Sant’Onorato di Vercelli.

Non si conoscono la data e il luogo di nascita, si sa che la sua formazione episcopale avvenne in Vercelli, nel cenobio ivi fondato dallo stesso Eusebio per la preparazione dei sacerdoti.

 

Alla morte di Limenio, nel 396 d.C., la chiesa eusebiana venne scossa da gravi discordie, contrasti e disobbedienze per la scelta del nuovo successore. La confusione fu ancora più acuita dalla predicazione di due preti (o monaci) apostati (2) milanesi, appositamente venuti a Vercelli,  per divulgare le loro discipline ariane (3) che contestavano la riforma, voluta dal defunto vescovo, contenente prescrizioni sulla disciplina ascetica ed il celibato dei sacerdoti, idee già contenute nella regola stilata dal grande S. Eusebio.

Essi alimentavano anche il risentimento verso S. Ambrogio, vescovo di Milano, accusandolo di essere il responsabile per la mancata elezione del nuovo vescovo.

Inizialmente Ambrogio intervenne con la lunga epistola “Ad ecclesiam vercellensem”, che fu anche l’ultimo suo scritto, ammonendo e richiamando l’episcopato al rispetto dei doveri e delle regole stabilite da Eusebio ma, non ottenendo risultati concreti, intervenendo di persona con la consacrazione, sul declinare del 396, di Onorato, giudicandolo il più adatto a fronteggiare la grave crisi che tormentava la vasta diocesi. Tale designazione, grazie alla riconosciuta virtù ed alla stima che Onorato godeva da parte di tutto il clero, pacificò gli animi ed il nuovo vescovo lavorò per un ventennio a migliorare la disciplina dei preti e la formazione dei fedeli.

Onorato nutrì sempre per Ambrogio gratitudine e sentimenti di filiale devozione e quando quest’ultimo, nella primavera del 397, cadde gravemente ammalato accorse a Milano per assisterlo. Paolino, biografo di Ambrogio, afferma che Onorato, giunto presso il giaciglio del suo grande protettore, gli somministrò il Viatico dei morenti, dopo di che Ambrogio serenamente spirò, il 4/4/397.

Onorato morì il 10/4/416, giorno in cui è ancora ricordato nel calendario delle diocesi di Milano e Vercelli e le sue spoglie riposano sotto la mensa di un altare laterale della cattedrale di questa città, accanto a quelle di Eusebio e Limenio.

 

Dell’azione pastorale di S. Onorato è testimonianza un carme, inciso sulla lastra sepolcrale della tomba, in cui è descritto come degno discepolo di Eusebio, del quale aveva condiviso le pene del carcere e dell’esilio, sia come predicatore della dottrina cattolica contro gli influssi ariani e gli errori di Gioviniano.

 

L’iconografia del Santo lo presenta, con le tipiche sembianze di un anziano vescovo, mentre comunica Ambrogio sul letto di morte. A Milano si conserva il cosiddetto “Altare d’oro”, opera del IX secolo, decorato con scene della vita di S. Ambrogio ed una di esse mostra appunto Onorato che riceve la chiamate di Ambrogio morente.

 

NOTE:

1): LIMENIO: Greco di origine, venne condotto a Vercelli da S. Eusebio e consacrato vescovo della città nel 371. Presenziò al Concilio di Aquileia nel 381. Si ritiene che abbia battezzato e consacrato S. Ambrogio vescovo di Milano. Il suo episcopato durò sino al 396, anno della sua morte. Il nome di questo Santo vercellese non compare nel Martirologio Romano, ma è riconosciuto nei calendari diocesani di Milano e Vercelli.

2): APOSTASIA. Dal tardo latino “apostasìa”. Ripudio della propria religione per seguirne un’altra. Nel diritto Canonico Cattolico l’abbandono totale della fede da parte di un battezzato, manifestato inequivocabilmente. Dalla religione è l’allontanamento illegittimo da essa… di chi abbia professato voti perpetui.      (Tratto dal: Vocabolario Treccani)

3):ARIANESIMO. L’eresia di Ario… secondo la quale nella trinità divina soltanto il Padre può considerarsi veramente Dio, non generato e non creato, eterno e immutabile, mentre il Figlio, intermediario tra Dio e il mondo e suo strumento nell’opera della creazione, fu creato dal nulla e: <>. L’arianesimo fu condannato in Occidente dal Concilio di Nicea (325), mentre in Oriente fu appoggiato dall’imperatore Costanzo… Dopo il Concilio di Costantinopoli (381) l’arianesimo sopravvisse solo presso le popolazioni germaniche, cristianizzate poi dal vescovo goto Ulfila.  (Tratto da: Dizionario di Storia)

4):GIOVINIANO. Teologo eretico (sec. IV)…scrisse contro l’ascetismo cristiano, attirandosi la condanna del Sinodo romano (390), confermata poi da S. Ambrogio e ribadita, tra il 392 ed il 395, dallo scritto:”Adversus Iovinianum” di S. Girolamo.

Egli non ammetteva differenza di meriti tra i battezzati, vergini o sposati, asceti o no, in quanto le loro azioni, se compiute in stato di grazia, sarebbero sottratte, in virtù del battesimo ricevuto, da ogni influsso del demonio. (Tratto dall’Enciclopedia Treccani)

 

BIBLIOGRAFIA:

https://www.santodelgiorno.it/sant_onorato_di_vercelli/

 

 




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